Plastica in Europa, svolta 2025–2028: il ruolo del compostabile

Composizione astratta con catene polimeriche e effetti di movimento blu e ambra

Il bivio della plastica: competitività, regole e verità operative

Il settore europeo della plastica entra nella fase più delicata degli ultimi vent’anni: volumi in calo, concorrenza globale aggressiva e normative che impongono scelte tecniche chiare. Fra PPWR, crescita selettiva delle bioplastiche e necessità di infrastrutture per il riciclo organico, le imprese della filiera—dalla GDO ai converter—devono allineare prodotti, processi e comunicazione. In questo quadro, gli imballaggi compostabili certificati diventano leva industriale e reputazionale, ma solo se sostenuti da evidenze tecniche e governance dei flussi.


1) Il quadro: numeri duri, scelte difficili

Il 2024 ha certificato il disallineamento tra Europa e resto del mondo: la quota europea di produzione plastica scende al 12% con 54,6 Mt, mentre la produzione globale cresce trainata dall’Asia, in particolare dalla Cina. Parallelamente, il fatturato europeo scivola rispetto ai picchi recenti. Questi dati fotografano la perdita di centralità industriale: è il momento di ripensare materiali e supply chain, con obiettivi realistici di circolarità e affidabilità di approvvigionamento.

Da tenere a mente: i “circular plastics” crescono, ma restano minoritari; la capacità di riciclo chimico in UE è ancora embrionale. La competizione internazionale non aspetta: occorre scegliere dove competere e con quali parametri prestazionali e di fine vita.

2) PPWR, articolo 9: compostabilità dove serve davvero

Il nuovo Regolamento imballaggi (PPWR) rende la compostabilità obbligatoria per specifiche applicazioni entro il 12 febbraio 2028: etichette su frutta/verdura, bustine permeabili per tè/caffè, unità monodose morbide smaltite con il contenuto. Gli Stati membri potranno estendere l’elenco (es. sacchetti leggeri) dove la raccolta dell’umido è matura.

Per chi decide (GDO, private label, trasformatori): pianificare EN 13432, disegnare i flussi di raccolta/compostaggio e aggiornare claim e pittogrammi evitando greenwashing. Il vantaggio: meno contaminanti nella frazione organica e maggiore resa degli impianti, quando il contesto d’uso lo giustifica.

Principio guida: non “compostare tutto”, ma compostare ciò che è tecnicamente ed economicamente sensato nel ciclo dell’umido.

3) Biomassa di prima generazione: dal pregiudizio al dato

Un’analisi nova-Institut (per EU Bioeconomy Alliance) ribadisce che l’uso di biomasse di prima generazione per materiali/chimica può offrire benefici a sicurezza alimentare, biodiversità e clima se governato da criteri robusti. Il punto non è “se” usare biomassa, ma come: criteri, tracciabilità, incentivi corretti e integrazione con pratiche agricole rigenerative.

In parallelo, European Bioplastics sostiene criteri UE per le plastiche bio-based, accompagnati da obiettivi/incentivi per sbloccare investimenti e scale-up, evitando la solita “Europa delle regole senza domanda”. KPI chiave: contenuto bio-based misurabile, LCA trasparenti, condizioni eque di accesso alla biomassa rispetto all’energia.

4) Italia: bioplastiche in crescita relativa, da proteggere

In Italia cresce il peso strategico delle bioplastiche (incluse le compostabili). Lo evidenziano studi di filiera che collegano occupazione, valore e resilienza, ma segnalano pressioni competitive extra-UE e margini erosi. Il rischio è la perdita di capacità industriale (riciclo incluso) proprio mentre la domanda “qualificata” emerge.

Cosa fare: governance della qualità dei rifiuti organici, incentivi a impianti e raccolte efficaci, criteri tecnici armonizzati in UE. Per la GDO: fornitori con qualità documentata e filiere di rientro funzionanti sul territorio.

5) Agenda 2025: Ecomondo, Stati Generali e Food Policy

Rimini (4–5 novembre): Stati Generali della Green Economy dentro Ecomondo. Focus su leve finanziarie e tecnologie per accelerare la transizione; è il momento per valutare la maturità delle soluzioni compostabili realmente integrabili.

Milano (13–17 ottobre): Global Forum del Milan Urban Food Policy Pact (MUFPP). Dove si riorganizza la raccolta dell’umido urbana, i formati compostabili “giusti” generano efficienze e riducono le contaminazioni.

6) Formati “giusti” per la compostabilità

Esempi adatti

  • Capsule/cialde caffè compostabili (recupero fondi + imballo)
  • Imballi ortofrutta a breve shelf-life
  • Accoppiati carta/plastica fortemente unti
  • Pellicole trasparenti e involucri da forno
  • Piccole confezioni di condimenti/salse
  • Assorbenti per carne, pesce o ortofrutta

Logica: spesso sporchi di cibo, difficili da riciclare meccanicamente, probabili nella frazione organica → il compostaggio chiude il ciclo con valore.

7) Comunicazione: evitare le trappole del greenwashing

Claim verificabili e contestuali: dichiarare EN 13432 e idoneità alla raccolta dell’umido solo se supportati da infrastruttura e regole locali. Usare icone e pittogrammi chiari, indicazioni di smaltimento per area, QR dedicati a pagine informative aggiornate. Meno slogan, più dati.

Visual concettuale anti-greenwashing con labirinto di etichette, lente di verifica e maschere vettoriali blu/ambra
Trasparenza, verifiche e standard: l’antidoto alle scorciatoie del greenwashing.

8) La posizione LPM PACKAGING: ingegneria, prove, filiera

  • Progettare al requisito: partire dai casi PPWR obbligatori e da quelli “adatti”, mappando certificazioni e stress-test in linea.
  • Qualità industriale: film compostabili con barriere e performance coerenti con la shelf-life reale (no over-design).
  • Ecosistema locale: accordi con operatori dell’umido e impianti; etichettatura che riduce la contaminazione.
  • Misura e trasparenza: LCA comparativa, contenuto bio-based tracciato, criteri di sostenibilità in linea con l’indirizzo UE.

Checklist per decision maker (GDO, PMI, brand owner)

  1. Mappa d’uso: il formato è spesso sporco di cibo? Finisce nell’umido? Se sì, candidato alla compostabilità.
  2. Compliance: EN 13432 + claim territoriali verificati (niente promesse generiche).
  3. Prestazioni: barriera, termosaldabilità, resistenza: valori chiari in scheda tecnica.
  4. Filiera: accordi con gestori/impianti; piani anti-contaminazione; feedback operativo.
  5. Dati: LCA comparativa, contenuto bio-based, KPI trasparenti per audit e capitolati.

Fonti e approfondimenti

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