PPWR, oceani puliti e GDO: il quadro 2025 per i packaging

Collage editoriale su PPWR, DRS e bioplastiche con catene polimeriche blu e icone circolari

Leggere il cambiamento: regole, dati e coscienza industriale

Il 2025 mette l’industria del packaging davanti a uno specchio senza indulgenze. Da una parte, il nuovo quadro normativo europeo – con il PPWR (Packaging and Packaging Waste Regulation) a dettare tempi, obiettivi e vincoli di progettazione; dall’altra, un sistema reale fatto di filiere globali, energia costosa, domanda frammentata e qualità dei flussi di raccolta non sempre all’altezza. In mezzo, le persone: cittadini e professionisti che cercano soluzioni credibili, non “claim” seducenti. È in questo spazio che LPM PACKAGING sceglie di stare: con un approccio misurabile, industriale e trasparente, capace di leggere le norme e trasformarle in processi, prodotti e miglioramenti concreti.

Il dibattito non è solo tecnico. È culturale. Lo si coglie nelle conversazioni che stanno ridisegnando la grammatica del packaging: dalle tavole rotonde sul PPWR e le lezioni apprese (Tavola rotonda K 2025, PPWR – Stato attuale e lezioni apprese, video: https://m.youtube.com/watch?v=H9Y_PTy5pvQ&feature=youtu.be) alle linee guida per la filiera del luxury packaging presentate dall’Istituto Italiano Imballaggio, dove l’estetica incontra la responsabilità progettuale (https://www.plastix.it/packaging-di-lusso-linee-guida-per-la-sostenibilita-dallistituto-italiano-imballaggio/). In parallelo, European Bioplastics porta l’attenzione su formati “naturalmente” vocati alla compostabilità ai sensi dell’art. 9 PPWR: imballaggi contaminati da cibo, capsule di caffè, etichette su ortofrutta, pellicole e piccoli formati di condimenti—segmenti dove il riciclo meccanico è spesso antieconomico e la via organica, se ben gestita, restituisce nutrienti al suolo e riduce emissioni (https://www.european-bioplastics.org/article-9-ppwr-why-certain-packaging-formats-should-be-compostable-2/).

La cornice globale aggiunge complessità. Nel Regno Unito, in Germania e in altri Paesi europei, la chimica di base affronta una crisi strutturale: costi energetici e carbon pricing comprimono competitività e investimenti, come denuncia il fondatore di Ineos richiamando dati Oxford Economics su capacità in contrazione e impianti chiusi. La ricaduta è trasversale: meno chimica di base significa maggiore pressione su costi, approvvigionamenti e tempi di transizione per i materiali avanzati, inclusi i biopolimeri. Se la politica industriale non allinea energia, carbonio e regole commerciali, il rischio è un’Europa più dipendente da extra-UE, proprio mentre chiede – giustamente – più circolarità e tracciabilità.

Intanto, a valle, i comportamenti contano. Il recente rapporto Break Free From Plastic sui supermercati mostra che la GDO, nonostante il suo potere d’acquisto e d’influenza, spesso fa “il minimo indispensabile”: poche sezioni di sfuso, scarsa promozione del riuso, azioni guidate prevalentemente dagli obblighi normativi. Dove la legge spinge, i risultati arrivano: nei Paesi con deposito cauzionale (DRS/SDC) attivo, il tasso di intercettazione dei contenitori per bevande supera il 90% e il littering crolla. In Italia, l’obiettivo della direttiva SUPD per le bottiglie in PET (77% di raccolta al 2025) appare fuori portata; il contenuto medio di rPET stenta a crescere e il downcycling resta la via prevalente, con effetti limitati sulla riduzione di PET vergine. Senza un DRS efficace e accesso prioritario dei produttori al materiale “bottle-to-bottle”, la vera circolarità si allontana, mentre cresce l’onere della Plastic Tax versata all’UE.

C’è poi un nodo spesso sottovalutato: l’organico. Il Consorzio Italiano Compostatori (CIC) segnala che, mentre aumenta la raccolta differenziata, cala la qualità del rifiuto organico. È un paradosso che pesa proprio quando il PPWR e l’art. 9 spingono alcuni flussi verso la compostabilità industriale: se l’organico è inquinato, anche i compostabili performano peggio. Per questo servono educazione, controlli e standard; e servono imballaggi progettati in modo che il fine vita sia semplice, intuitivo e coerente con le infrastrutture reali.

Sul fronte della sicurezza d’uso, la filiera degli imballaggi alimentari resta regolata con rigore: Reg. (CE) 1935/2004 (MOCA), Reg. (CE) 2023/2006 sulle GMP e Reg. (UE) 10/2011 per i materiali plastici definiscono liste positive, prove di migrazione e requisiti puntuali anche per le bioplastiche (position paper EUBP: https://docs.european-bioplastics.org/publications/pp/2025/EUBP_PP_Safety_of_Bioplastics_as_FCM.pdf). È qui che la differenza tra “claim” e “compliance” diventa evidente: senza documenti, test e tracciabilità, l’innovazione non entra nel carrello.

Infine, la fiducia. Un’indagine EEB/BEUC mostra che i prodotti con Ecolabel possono essere persino più convenienti in media, ma restano disomogenei per disponibilità; e con tre quarti dei prodotti che esibiscono “green claims” – molti dei quali fuorvianti secondo la Commissione – la direttiva Green Claims non è un dettaglio burocratico, ma l’ossatura di un mercato trasparente (https://eeb.org/library/searching-for-ecolabels-a-mystery-shopping-exercise-in-supermarkets-across-europe/https://environment.ec.europa.eu/topics/circular-economy/green-claims_en).

Dentro questo scenario, LPM PACKAGING porta un’idea semplice: la sostenibilità è un metodo. Si progetta, si misura, si migliora. Si spiegano i limiti, non si promettono magie. E si costruisce, insieme a clienti e partner, un ecosistema di scelte quotidiane che riducono l’impronta e aumentano l’efficienza. È l’unico modo serio per trasformare la materia in valore, senza compromessi sulla coscienza.

Collage editoriale su PPWR, DRS e bioplastiche con catene polimeriche blu e icone circolari
PPWR e circolarità: un 2025 di scelte misurabili.

1) PPWR: dalla norma all’operatività (e cosa abbiamo imparato)

Il PPWR è una riforma di sistema: impone obiettivi di prevenzione, riuso e riciclo, spinge il design for recycling, introduce requisiti per la compostabilità industriale su specifici formati (art. 9) e chiede etichettatura chiara. Le “lezioni apprese” non sono astratte: nelle imprese si traducono in ridisegno delle strutture multistrato, valutazioni LCA aggiornate, piani di investimento su linee di riciclo e compostaggio, e soprattutto in co-progettazione con chi gestisce i rifiuti a valle.

Per capire come la filiera stia metabolizzando il PPWR, vale riascoltare il confronto della Tavola rotonda K 2025 (PPWR – Stato attuale e lezioni apprese): https://m.youtube.com/watch?v=H9Y_PTy5pvQ&feature=youtu.be. La parola chiave che ricorre è coerenza: tra ciò che la norma chiede e ciò che l’infrastruttura può fare oggi; tra etichette e verifiche; tra destinazione nominale e destino reale. È lo stesso orizzonte su cui si muovono le Linee Guida per il packaging di lusso curate dall’Istituto Italiano Imballaggio, presentate a LUXEPACK 2025 (https://www.plastix.it/packaging-di-lusso-linee-guida-per-la-sostenibilita-dallistituto-italiano-imballaggio/): estetica sì, ma ancorata a tracciabilità, materiali compatibili e informazioni d’uso comprensibili.

2) Articolo 9: quando la compostabilità è la strada giusta

Secondo European Bioplastics, l’art. 9 del PPWR intercetta una verità operativa: esistono formati in cui il riciclo meccanico è intrinsecamente complesso o antieconomico. Pensiamo a etichette su frutta e verdura, bustine per tè e caffè, capsule compostabili che portano nel circuito organico anche i fondi di caffè; pellicole e involucri da forno; vassoi carta/plastica sporchi; piccole monodosi di condimenti; sacchetti leggeri, spesso già usati come liner per l’umido. Se questi flussi, oggi problematici, diventano compostabili e conferiti correttamente nell’organico, si chiude un ciclo: nutrienti al suolo, minori emissioni, meno contaminazione dei flussi da riciclo. La posizione tecnica è qui:
https://www.european-bioplastics.org/article-9-ppwr-why-certain-packaging-formats-should-be-compostable-2/

La premessa, però, è ferrea: qualità dell’organico. Il CIC ricorda che la quantità cresce, ma la qualità scende. Per questo LPM PACKAGING insiste su istruzioni d’uso chiare in etichetta, spessori calibrati, saldature intelligenti e prove di disintegrazione e biodegradazione secondo UNI EN 13432. Senza materia prima pulita, la promessa circolare dei compostabili evapora.

3) Oceani puliti, comunità resilienti: la lezione dei sistemi circolari

Il mare è un acceleratore di verità: mostra l’esito degli errori a monte. Nel webinar ISWA (21 ottobre, 14:00–15:45) dedicato al programma Clean Oceans through Clean Communities (CLOCC), casi da India e Indonesia raccontano come sistemi circolari di gestione rifiuti riducano la perdita di materiali, anche grazie alla gestione dell’organico alla fonte e a schemi locali di raccolta e tracciamento. Registrazione e dettagli:
https://www.iswa.org/event/webinar-preventing-marine-plastic-pollution-through-circular-waste-management-systems-lessons-from-the-clean-oceans-through-clean-communities-programme-clocc-2019-to-2025/

La morale è semplice: servono infrastrutture, ma anche design che le renda efficaci. Creare imballaggi comprensibili per i cittadini, con destinazioni univoche (riciclo, compost), è metà del lavoro. L’altra metà è governance: schemi di responsabilità estesa (EPR), depositi cauzionali e metriche che premino la riduzione delle fughe ambientali, non solo i volumi trattati.

4) Misurare per decidere: Circularity Assessment e UNI/TS 11820

Senza misure, la circolarità è un’aggettivazione. Il webinar “Circularity Assessment e UNI/TS 11820” (23 ottobre, ore 11:00) propone un metodo per misurare la circolarità d’impresa secondo standard internazionali e normativa tecnica nazionale:
https://contents.circularity.com/circularity-assessment-2025-uni

Per LPM PACKAGING questo significa cruscotti operativi: indicatori di recupero interna degli scarti, energia prodotta da fotovoltaico, tassi di non conformità in ingresso, prestazioni meccaniche vs. riduzione di spessori, resa di stampa vs. riduzione di inchiostri e solventi. Il metodo fa la differenza: trasforma l’innovazione in routine ripetibile.

5) La pressione a monte: chimica europea tra costi e investimenti

Il richiamo di Ineos (studio Oxford Economics) è un campanello d’allarme: con gas a costi multipli rispetto agli USA, carbon pricing e dazi asimmetrici, l’Europa rischia di perdere capacità chimica critica. Meno cracking significa tensione su polimeri, additivi e intermedi; e dunque sui costi dei prodotti finiti, incluse le bioplastiche. Qui non c’è scorciatoia: serve politica industriale che mantenga coerenti transizione ecologica e competitività manifatturiera. È un equilibrio difficile, ma necessario.

6) La GDO può molto (e spesso fa poco): cosa dice BFFP

Il rapporto BFFP sui supermercati fotografa un potenziale inespresso: poche sezioni di sfuso, poche soluzioni di riuso, scarsa rimozione dei sacchetti leggeri nei reparti ortofrutta. Dove la legge impone, la GDO si muove; dove non impone, prevale l’inerzia. La conclusione è netta: servono regole chiare e incentivi per modelli “refill & reuse” e per DRS efficaci. Nei 17 Paesi europei con DRS, i tassi di raccolta superano il 90%. Senza DRS, l’Italia fatica: la SUPD chiede il 77% di intercettazione PET al 2025, ma le stime indicano un 68%; il contenuto rPET medio resta ≈15,8%, lontano dal 25% previsto. Con DRS e “accesso prioritario” al materiale raccolto, si arriva in breve a 70% rPET nelle bottiglie. È una leva materiale, non semantica.

7) Requisiti di sicurezza: quando l’innovazione è davvero “food grade”

Nel contatto alimentare, la regola è semplice: prima la sicurezza, poi il claim. Il quadro europeo combina Reg. (CE) 1935/2004 (MOCA), Reg. (CE) 2023/2006 (GMP) e Reg. (UE) 10/2011 (materie plastiche) con liste positive e limiti di migrazione. Il position paper EUBP sulle bioplastiche ribadisce controlli, test e conformità multilayer:
https://docs.european-bioplastics.org/publications/pp/2025/EUBP_PP_Safety_of_Bioplastics_as_FCM.pdf
Per LPM PACKAGING, significa dossier tecnici completi, audit periodici e tracciabilità di lotto. Perché la fiducia nasce dai documenti, non dagli slogan.

8) Green claims, Ecolabel e fiducia dei consumatori

La ricerca EEB/BEUC evidenzia differenze notevoli nell’accessibilità dei prodotti con Ecolabel (fino al 9–27% più economici in media), ma forti variazioni per disponibilità. La Green Claims Directive vuole arginare greenwashing e opacità, imponendo verifiche e comunicazioni standardizzate (report: https://eeb.org/library/searching-for-ecolabels-a-mystery-shopping-exercise-in-supermarkets-across-europe/ • quadro CE: https://environment.ec.europa.eu/topics/circular-economy/green-claims_en). Per la filiera, è un invito a parlare chiaro: dichiarazioni verificabili, etichettatura istruttiva, QR code con schede tecniche e fine vita.

9) Organico, compost e città: il Manifesto dell’Urban Carbon Farming

Il CIC lancia il Manifesto dell’Urban Carbon Farming e presenta “Suoli fertili dalle nostre città”: qualità dell’organico, bio-waste ben gestito e compost di qualità sono la spina dorsale di città più resilienti. Dettagli:
https://www.fondazionesvilupposostenibile.org/il-cic-presenta-i-nuovi-dati-sulla-filiera-del-biowaste-e-lancia-il-manifesto-dellurban-carbon-farming/
Per LPM PACKAGING questo si traduce in progettazione per il bidone giusto: imballaggi che non lasciano dubbi al cittadino e che, in impianto, si disintegrano e biodegradano secondo norma, senza contaminare.

10) La posizione LPM PACKAGING: metodo, misure, partnership

LPM PACKAGING lavora su tre linee operative:

  • Progettazione responsabile: materiali certificati (compostabili EN 13432 e riciclati), spessori ottimizzati, saldature performanti, stampa fino a 12 colori con attenzione a inchiostri e consumi.
  • Processi misurabili: recupero scarti in linea, energia fotovoltaica, manutenzione predittiva, KPI di resa e qualità, reportistica per clienti e auditor.
  • Educazione e governance: etichette chiare, supporto ai clienti nella corretta allocazione dei rifiuti, sostegno a DRS efficaci e a infrastrutture per organico di qualità.

È una promessa semplice: meno parole, più procedure. È così che la transizione diventa quotidianità.

Visuale editoriale su compost, packaging compostabile EN 13432 e flusso bidone-impianto
Compostabilità efficace solo con organico pulito e istruzioni d’uso chiare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *