Nuove regole UE e Conai: il futuro del packaging sostenibile

Packaging sostenibile realizzato con bioplastiche compostabili e materiali riciclati, con effetto luminoso blu.

Packaging sostenibile: il 2026 sarà l’anno della svolta

L’Unione Europea e il sistema consortile italiano stanno ridisegnando le regole del packaging. Aumentano i contributi ambientali, arrivano linee guida vincolanti e nuovi criteri per bioplastiche e riutilizzo. Un passaggio decisivo verso la circolarità, che impatterà aziende, produttori e consumatori. Ma dietro ai numeri e alle sigle, c’è una visione chiara: trasformare gli imballaggi in strumenti di equilibrio tra economia e ambiente.

1. Dal contributo Conai alla nuova economia del packaging

Il 1° luglio 2026 segnerà un passaggio importante per il settore degli imballaggi in bioplastica compostabile: il Contributo Ambientale Conai (CAC) salirà da 130 a 246 euro per tonnellata, una variazione approvata dal Consiglio di Amministrazione del consorzio dopo un confronto con Biorepack, il sistema che si occupa del fine vita delle bioplastiche compostabili. Secondo la nota ufficiale, negli ultimi tre anni il CAC era stato più che dimezzato; ora la revisione mira a ristabilire l’equilibrio economico tra entrate e uscite, garantendo la sostenibilità del sistema consortile.

In parallelo, Corepla, il consorzio dedicato agli imballaggi in plastica, ha annunciato un ritorno del contributo per i pack di fascia B1.2 a 228 euro/tonnellata dal 1° gennaio 2026, accompagnato da un aggiornamento delle liste contributive. Alcune tipologie — come tappi, coperchi, liner e retine per ortofrutta — cambieranno fascia in base alla loro riciclabilità e compatibilità ambientale. Un gesto tecnico, ma dal peso simbolico: la differenziazione dei materiali non è più solo una questione produttiva, bensì un indice di responsabilità ambientale.

2. Le nuove regole europee: responsabilità estesa del produttore

Mentre in Italia si adeguano i contributi, l’Unione Europea ha pubblicato nuove linee guida sulla responsabilità estesa del produttore (EPR) ai sensi dell’articolo 8 della Direttiva SUPD (Single Use Plastics Directive). 👉 Leggi la direttiva ufficiale qui

Queste linee guida mirano a uniformare l’approccio dei diversi Stati membri, chiarendo i concetti chiave di “produttore”, “littering” (dispersione dei rifiuti) e “bonifica”. In pratica, le aziende che immettono sul mercato prodotti monouso in plastica — contenitori per alimenti, tazze, sacchetti leggeri, filtri per tabacco e persino palloncini — dovranno coprire i costi di raccolta e pulizia dei rifiuti, oltre a fornire dati trasparenti e contribuire a programmi di prevenzione.

È un cambio di paradigma: chi produce rifiuti ne diventa anche custode economico, in un modello che premia la progettazione responsabile e penalizza l’usa e getta.

Mappa illustrata dei centri di riciclo europei con connessioni luminose blu su sfondo continentale.
La rete europea del riciclo cresce: 65 impianti già mappati e nuove tecnologie per ridurre i rifiuti plastici.

3. Il Regolamento PPWR e le esenzioni per gli imballaggi terziari

Entro la fine del 2025, la Commissione Europea pubblicherà il primo atto delegato del Regolamento PPWR (Packaging and Packaging Waste Regulation), che riguarderà in particolare involucri e cinghie per pallet. 👉 Fonte: Parlamento Europeo

L’obiettivo: valutare la fattibilità del riuso al 100% entro il 2030 senza compromettere sicurezza o logistica. Secondo la commissaria Jessika Roswall, alcune soluzioni di riutilizzo estremo rischiano di generare più impatto ambientale dei sistemi monouso ben gestiti. Per questo è prevista un’esenzione totale per film estensibili e nastri PET destinati al trasporto pallet: un segnale di pragmatismo nella transizione ecologica.

4. Compostable by Design: progettare per il fine vita

Nel frattempo, la piattaforma Compostable by Design (CbDP) ha lanciato un documento che può cambiare la logica del design dei materiali. 👉 Consulta le linee guida ufficiali

L’idea è semplice e rivoluzionaria: progettare imballaggi già pensando al compostaggio. Le linee guida propongono un albero decisionale pratico per valutare quando la compostabilità sia la scelta giusta, indicano materiali e standard certificabili e forniscono esempi di best practice per un’etichettatura chiara e trasparente.

In un’Europa che si prepara al 100% di imballaggi riciclabili, riutilizzabili o compostabili, la compostabilità non è più un optional. È una componente strategica per ridurre la contaminazione dei flussi organici e restituire nutrienti al suolo.

5. Bioplastiche e sicurezza alimentare

Un altro tema chiave riguarda la sicurezza delle bioplastiche a contatto con gli alimenti, approfondito da European Bioplastics. 👉 Scopri gli standard e le certificazioni

Le bioplastiche, spesso indistinguibili da quelle tradizionali, necessitano di certificazioni e test credibili per garantire sicurezza e trasparenza. Standard come quelli su contenuto biobased, biodegradabilità e valutazione ambientale aiutano i consumatori e le aziende a distinguere materiali realmente sostenibili da quelli solo “green by design”. Una chiarezza fondamentale, perché la fiducia nel packaging ecologico si costruisce sulla verificabilità, non sulle dichiarazioni.

6. Microplastiche: nuove regole per i granuli

Un’altra svolta epocale è arrivata con l’approvazione del regolamento UE sulla prevenzione delle perdite di granuli di plastica, mirato a ridurre l’inquinamento da microplastiche. 👉 Leggi il testo del Consiglio UE

Tutte le aziende che gestiscono oltre cinque tonnellate di granuli all’anno dovranno dotarsi di piani di gestione del rischio, formare il personale e adottare imballaggi più sicuri per il trasporto, anche via mare. L’obiettivo è evitare dispersioni accidentali e garantire una tracciabilità totale della materia prima.

7. L’Europa del riciclo: dati, innovazioni e ostacoli

Secondo Eurostat, nel 2023 l’UE ha riciclato il 42,1% dei rifiuti di imballaggio in plastica. 👉 Fonte: Eurostat News

Un numero incoraggiante, ma ancora lontano dagli obiettivi 2030. Il Fraunhofer Umsicht Institute ha pubblicato una mappa interattiva dei progetti di riciclo chimico in Europa, che mostra 65 impianti in varie fasi, di cui quattro in Italia. 👉 Consulta la mappa ufficiale

Lo studio evidenzia criticità: costi elevati, energia cara e competizione asiatica. Ma anche una certezza: l’Europa resta laboratorio d’avanguardia per la gestione intelligente dei rifiuti plastici.

Imballaggio in bioplastica compostabile che si decompone naturalmente nel terreno, illuminato da particelle blu.
Dalla progettazione al compostaggio: quando il packaging torna a essere parte del ciclo naturale.

8. Verso il cap-and-trade dei rifiuti residui

Infine, Zero Waste Europe propone una misura innovativa: un sistema “cap-and-trade” per i rifiuti residui, cioè quelli destinati a discarica o incenerimento. 👉 Leggi il documento completo

Il principio è simile a quello applicato alle emissioni di CO₂: chi produce meno rifiuti può vendere “crediti di virtuosità”, chi ne produce di più deve acquistare compensazioni. Un modo per trasformare la gestione dei rifiuti in una competizione positiva, dove l’efficienza ambientale diventa un vantaggio economico.

9. Conclusione: il 2026 come spartiacque

Tutti questi cambiamenti — dal nuovo CAC al PPWR, dall’EPR al cap-and-trade — convergono verso un unico scenario: il 2026 sarà l’anno in cui il packaging europeo cambierà volto. Un ecosistema di norme, innovazioni e responsabilità condivise sta trasformando la filiera in un sistema intelligente e trasparente, dove la sostenibilità non è più una promessa ma un requisito operativo.

Chi saprà anticipare il cambiamento — ripensando i materiali, tracciando i cicli, comunicando in modo chiaro — costruirà non solo valore economico, ma credibilità ambientale. Il futuro del packaging non è solo più verde: è più consapevole.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *